lunedì 30 gennaio 2017

Il Castello Galluppi a Caria (Tropea) VV

PASQUALE GALLUPPI 
Figlio del barone Vincenzo e della nobildonna Lucrezia Galluppi, entrambi della stessa famiglia Galluppi, una delle antiche famiglie patrizie della città calabrese di Tropea.
Dopo lo studio della lingua latina, secondo il metodo di quel tempo in Tropea, nell'età di tredici anni apprese gli elementi della filosofia e della matematica alla scuola di don Giuseppe Antonio Ruffa. Trasferitosi in seguito con la famiglia in Sicilia, a Santa Lucia del Mela, compì il corso elementare di filosofia e di matematica presso il Seminario vescovile della cittadina peloritana. Intraprese dunque lo studio della teologia a Napoli, seguendo le lezioni di Francesco Conforti.
Nel 1794 sposò Barbara d'Aquino, da cui ebbe quattordici figli, otto maschi e sei femmine.
Trascorreva le giornate di libertà nella residenza privata di famiglia, cioè il castello, ormai rudere abbandonato, sito sulla Strada Provinciale in Carìa, frazione del comune di Drapia (VV).

Nel 1807 pubblicò a Napoli Sull'analisi e la sintesi; durante i moti del 1820 aderì alla causa liberale sostenendo la riforma costituzionale dello Stato e protestando quindi contro l'intervento repressivo degli Austriaci. Nel 1830 si riavvicinò alla monarchia borbonica.
Dal 1831 fu titolare della cattedra di logica e di metafisica nell'Università di Napoli. Fu membro dell'Accademia Sebezia e dell'Accademia Pontaniana di Napoli, dell'Accademia degli Affatigati di Tropea, di quella del Crotalo di Catanzaro e della Florimentana di Monteleone.
Il suo merito maggiore consiste nell'avere introdotto in Italia lo studio e la conoscenza della filosofia europea, soprattutto quella kantiana: le Lettere filosofiche furono definite il primo saggio in Italia di una storia della filosofia moderna.
A Pasquale Galluppi sono dedicati il Convitto nazionale, il Liceo Classico di Catanzaro e il Liceo Classico di Tropea.
Acquisito dal Comune il Castello Galluppi di Caria
Il Comune di Drapia finalmente entra in possesso del Castello Galluppi, situato nella frazione Caria, dopo circa 30 anni di procedure complesse e vicende giudiziarie.
L’avanzamento di esproprio sblocca così la situazione di stallo che si era creata negli anni, anche se non dovrebbe trattarsi dell’ultima tappa. Il proprietario infatti presenterà ricorso anche questa volta. Questa tappa raggiunta è, tuttavia, un passo molto importante perché non si era finora mai riusciti ad arrivare a così tanto.
L’attuale amministrazione ha  portato avanti il buon lavoro fatto dalle precedenti. Specialmente l’ultima amministrazione, aveva iniziato la strada attraverso un lungo e duro lavoro rallentato molte volte da iter burocratici macchinosi e tecnici.
L’edificio, affiancato da uno splendido giardino attualmente si trova in pessimo stato a causa del lungo periodo di abbandono e di degrado. Oltre che un valore artistico possiede un considerevole significato culturale per l’intero comprensorio di Drapia e della vicina Tropea. Fu,dimora estiva del celebre filosofo tropeano Pasquale Galluppi (Tropea 1770 - Napoli 1846) che amava passare le sue estati ed il suo tempo libero a Caria. Un altro personaggio di assoluta rilevanza che dimorò nel Castello fu Papa Roncalli, il quale, prima del suo pontificato, fu ospite più volte in questo edificio.
Tra le varie idee che si sono susseguite circa la destinazione dell’area, ha preso sempre più piede quella di destinarla ad un uso collettivo tramite la creazione di una biblioteca, un museo e una sala-conferenze.
IL CASTELLO DI CARIA
Costruito agli inizi del 1900 su una preesistente struttura settecenteca, nel 1920 le sono state aggiunte le merlature che la fanno somigliare ad un castello. Molto particolari le bifore ogivali goticheggianti e lo splendido balcone balaustrato, decorato con murature simili a tende. Interessane il giardino, dove sono presenti splendidi alberi secolari. Appartenuto alla famiglia Galluppi fu poi venduto alla Famiglia Toraldo di Tropea che ancora oggi ne è la proprietaria. Proprio la famiglia Toraldo il quattro novembre 1923 ospitò nel castello Mons. Angelo Giuseppe Roncalli futuro PAPA GIOVANNI XXIII che pranzò nel giardino con il Marchese e con l’Arciprete di Carìa Don Antonio Pugliese e l’economo Don Francesco Pugliese. Una lapide sulla facciata del Castello ricorda questa storica visita.
                     

sabato 28 gennaio 2017

L’ISTITUZIONE DEL COMUNE UNICO DENOMINATO “CORIGLIANO – ROSSANO”

L’ISTITUZIONE DEL COMUNE UNICO DENOMINATO “CORIGLIANO – ROSSANO”
Nel territorio dei comuni di Corigliano Calabro e Rossano è in atto uno spontaneo, apprezzabile quanto significativo movimento che coinvolge i singoli cittadini, le associazioni, le forze politiche e sindacali, i comitati e i gruppi di lavoro, e che è diretto a favorire l'istituzione dell'unione dei Comuni oggi identificati nelle città di Corigliano Calabro e Rossano, entrambi in provincia di Cosenza. L'Unione dei Comuni "Corigliano-Rossano" è vista, infatti, da molti non più come una possibilità improbabile bensì come una scommessa ragionevole che può essere portata all'attenzione della civica opinione, con grandi possibilità di riuscita.
Per fare ciò si rende, però, necessaria non la sola azione di fusione in un, unico progetto delle energie, delle idee, delle professionalità, dei saperi e delle risorse di queste due realtà cittadine ma anche la possibilità di avviare i necessari percorsi istituzionali, a partire dalla consultazione diretta dei cittadini interessati nella costruzione di maggiori e migliori servizi per la collettività, al fine di creare una maggiore incidenza del lavoro sociale, una migliore qualità della vita del territorio e benefici effetti sul restante comprensorio. La complessità dei problemi e dei bisogni sociali maturati all'interno di queste due comunità locali richiede risposte sicure di cittadinanza attiva e garanzie adeguate per la cura degli stessi Comuni, che a loro volta sono i referenti istituzionali per la programmazione e per la gestione degli interventi sociali.
Una Unione, insomma, che sia aperta fondamentalmente alla sperimentazione di iniziative di promozione e di innovazione sociale. Le normative in vigore assegnano, infatti, ai Comuni un ruolo di protagonisti in materia di politiche e servizi sociali e spinge tali enti a ricercare soluzioni politico-amministrative in grado di assicurare l'erogazione di nuove e più efficienti prestazioni sociali.
Questa Unione intende avere caratteristiche culturali e valoriali che favoriscono nuove prese di coscienza collettiva del "bene comune".
Si è ormai giunti, infatti, alla considerazione che una ricomposizione territoriale di queste città debba superare i campanilismi deleteri di cui hanno sempre sofferto, aiutando le due differenti identità e culture locali ad esprimersi.
Ciò non deve, certo, significare esprimersi contro altre forme istituzionali di aggregazione democratica o definirsi "contro" altre identità e culture vicine ma, al contrario, vuoi dire esser capaci di stare all'altezza dei compito che il diritto pubblico moderno assegna ai Comuni, nell'ambito di una sfida diretta verso il futuro e verso le nuove generazioni.
La molteplicità delle culture che da secoli sono qui esistite, testimonia che questo compito nuovo è non solo realizzabile ma anche necessario per ridare a queste due Città ed a questo territorio la dignità che merita senza attendere oltre soluzioni che restano auspicabili ma che il troppo tempo trascorso si è incaricato di dimostrare che sono ancora, purtroppo, lontane ed incerte. Del resto nei territorio che attualmente è ricompresso nei comuni di Corigliano Calabro e Rossano esistono:
- una concentrazione di attività imprenditoriali che non ha eguale in altro luogo della regione; un'agricoltura di primissimo ordine presente con produzioni di eccellenza in continuo sviluppo; 
- un terziario che copre tutte le specifiche più significative, compresa quella dei trasporti passeggeri e merci con aziende tra le più qualificate;
- un reticolo di uffici burocratici di livello provinciale, tutto da sviluppare anche nel senso della new economy;
- infrastrutture importanti come due aree industriali ed un polo agro/alimentare ancora da strutturare ma molto promettente; 
- un porto industriale, civile e turistico da grande avvenire;
- un'industria turistica con punti di richiamo unici nel panorama regionale e meridionale, connessa sia a bellezze paesaggistiche che naturalistiche, nonché ad un patrimonio culturale di straordinario interesse e rilievo addirittura internazionali.
Questa grezza, sintetica e per ciò stesso incompleta elencazione, è sufficiente tuttavia a dare un senso all'iniziativa di promuovere l'unione di questi due comuni contigui e, quindi, a quella di promuovere un referendum consultivo. Infatti, l'unione dei due comuni potrebbe rappresentare una risposta al perché da anni, questa importante e strategica realtà territoriale non genera il grande sviluppo che potrebbe e favorirebbe l'avvio di un circuito virtuoso tale da contagiare l'intero territorio regionale e quello delle regioni vicine come la Basilicata, la Puglia e la Campania.
Le due città di Corigliano e Rossano, inoltre, sono una città-cerniera tra due straordinari poli di sviluppo: Sibari e Crotone. Sibari e Crotone sono un grande attrattore culturale con elevatissime potenzialità di sviluppo turistico, ma che purtroppo a tutt’oggi sono solo marginalmente sfruttate.
La "nuova" città di Corigliano-Rossano ha al suo interno un considerevole patrimonio di risorse e competenze che possono essere messe a servizio dello sviluppo di queste due polarità. Nel cosentino sono ormai disponibili competenze ed esperienze importanti nel campo della gestione e della valorizzazione dei beni culturali, che potrebbero essere canalizzate e maggiormente specializzate verso lo sviluppo turistico della Sibaritide.
La nuova città deve configurarsi, dunque, in un unico Comune che candida il proprio territorio ad essere una vera e propria piattaforma di servizi avanzati ed innovativi a sostegno di uno sviluppo che si svolge lungo l'asse che da Sibari si snoda sino a Crotone. Lungo questo asse si collocano diverse e numerose aree ed agglomerati industriali.
Insistono su questa direttrice parchi ed aree protette la cui valorizzazione è naturale risorsa da attivare nella logica di uno sviluppo a rete che faccia sistema, che superi l'idea di una crescita territoriale frammentata e di tipo puntiforme.
La nuova città va rilevato, inoltre, che già oggi si configura come naturale area attrattiva di promozione di uno sviluppo che si proietta ed integra verso e da il mare Jonio; in questo contesto particolarmente interessante è l'asse della direttrice Sibari-Crotone. La soluzione istituzionale che qui si propone, quella cioè della creazione di una sola Città tra Corigliano e Rossano, quindi di una sola Amministrazione al posto dell'attuale diarchia, non è neppure un fatto nuovo nella nostra regione, in quanto già accaduto a Lamezia Terme che prima era formata dai comuni di Nicastro, di Sambiase e di Sant'Eufemia Lamezia. Per altro verso nella vicina Cosenza si discute della fusione con Rende e Castrolibero.
Corigliano Calabro e Rossano, inoltre, sono le città calabresi che più di tutte sono state interessate di recente dai recenti fenomeni di "tracimazione" amministrativa e funzionale. Trent'anni fa, queste città erano fisicamente autocontenute; oggi, al contrario, sono città molto più articolate, materialmente policentriche. Corigliano Calabro e Rossano sono di fatto un'unica città, animata da una intensa rete di mobilità urbana e di servizi collettivi.
Attualmente nelle due città di quest'area della Sibaritide vivono stabilmente circa 80mila abitanti, senza considerare le diverse migliaia di persone che, per motivi di lavoro, vi risiedono per la maggior parte dell'anno. Queste due città "di fatto" addensano una popolazione già apprezzabile sotto il profilo della soglia minima per sfruttare economie di agglomerazione e per offrire gamme di servizi di più alto profilo qualitativo. Più importante è tuttavia l'ancora notevole potenzialità attrattiva di queste due città nel loro insieme, sia nei confronti di segmenti significativi di popolazione calabrese ed extraregionale, sia soprattutto nei confronti della possibile localizzazione di nuove attività economiche ed imprenditoriali avanzata ed innovative.
Infine, non è secondario considerare che con una Città di quella grandezza, bene impiantata sul territorio, la prospettiva dell'istituzione di una sesta Provincia sarebbe sicuramente più vicina e pur restando, le due tematiche, opportunamente distinte, non v'è alcun dubbio che in un'ipotesi del genere, andrebbero riconsiderate tante cose e non sarebbe più tanto facile non "fare i conti" con una città demograficamente più rilevante dello stesso attuale capoluogo. Occorre, pertanto, prendere coscienza che nelle Istituzioni locali si sta tentando di stimolare risposte innovative e partecipative per i cittadini, in quanto bisognosi di servizi, abituandole a formulare più che richieste di maggiori servizi e quindi di maggiori contributi, proposte innovative e nuovi modelli da sperimentare e, se del caso, trasmettere ad altre realtà. Il tutto per sostenere una partecipazione sempre più reale delle popolazioni e nel nostro caso delle due popolazioni di Corigliano e Rossano, nelle loro molteplici espressioni e nei loro differenti interessi, favorendo e misurando nella quotidianità e nella continuità gli impegni che l'Unione dei Comuni può assumere su di sé e che può effettivamente disimpegnare grazie agli strumenti di democrazia costruiti dal basso ed alle modalità istituzionali più innovative.
Con l'istituzione dell'Unione dei Comuni si potrà finalmente implementare in questa nuova area ridefinita sul piano urbanistico ed istituzionale, una pratica reale del principio di sussidiarietà per cui le diverse aggregazioni di base si mobiliteranno e si organizzeranno per risolvere da vicino e da protagoniste le questioni e le problematiche emergenti nell'intero territorio. Così pure si intenderà arricchire l'esperienza ed il principio di solidarietà, per cui le differenti componenti istituzionali e sociali dovranno necessariamente riorganizzarsi per garantire il bene comune.
Il nuovo comune, inoltre, diventerebbe fattore attrattivo e punto d'eccellenza generatore di nuove opportunità.
Le città di Corigliano e Rossano sono oggettivamente luoghi rinomati di indubbia valenza storica, e possono quindi presentarsi come un moderno fattore di marketing territoriale. L'Unione dei Comuni deve, quindi, poter essere in grado di costruire il suo futuro, migliorando la sua qualità urbana ma anche garantendo il potenziamento delle sue capacità di essere una città a "servizio" dello sviluppo regionale. Per diventare ciò, l'area urbana di questa zona deve necessariamente aggregarsi intorno ad una città unica, superando i vecchi confini amministrativi e sprigionando le plurime ed importanti potenzialità di crescita. Il nuovo comune, infatti, non può configurarsi come semplice processo di espansione dei confini territoriali e municipali delle attuali città. L'Unione dei Comuni "CORIGLIANO-ROSSANO" dovrà essere espressione di integrazioni e di complementarità di elementi di un'organizzazione urbana articolata con le realtà socio­economiche presenti negli attuali agglomerati urbani. Il nuovo comune non si potrà fondare soltanto sulla sottrazione delle qualità e dei livelli dei servizi che autonomamente offrono le attuali singole municipalità. Il progetto di unificazione dovrà, invece, essere opportunità reale di sviluppo per esaltare le componenti di decentramento ed autogoverno dei diversi siti territoriali, identificati secondo obiettivi criteri di omogeneità ed identità storiche, sociali e culturali. Anzi, in questo quadro l'obiettivo da perseguire è quello della ottimizzazione, modernizzazione ed una maggiore funzionalità dei servizi.
I vantaggi dei cittadini potranno riguardare anche una secca riduzione degli attuali parametri della fiscalità comunale.
Lo svolgimento di un referendum consultivo diventa, pertanto, prerogativa fondamentale. Passo propedeutico che dovrà precedere il pronunciamento dei Consigli Comunali interessati prima che lo stesso Consiglio Regionale approvi la legge di istituzione del nuovo Comune. Nell'art. 1 del presente progetto di legge, si richiede l'istituzione di un nuovo Comune che unifica gli attuali territori e municipi di Corigliano Calabro (CS) e Rossano (CS), attraverso un referendum consultivo; nell'art. 2 si conferma la possibilità di creare Circoscrizioni cui delegare compiti amministrativi in funzione dei Comune; l'art. 3 contiene il testo della domanda da esporre ai cittadini per l'istituzione del nuovo comune "Corigliano-Rossano"; nell'art. 4 come menzionato anche sopra, si conferma l'istituzione del nuovo comune solo con apposita legge regionale; l'art. 5 conferma le modalità previste dalla L.R. 13/1983; mentre l'art. 6 richiede la copertura totale delle spese utili alla consultazione referendaria a totale carico della Regione Calabria.


giovedì 26 gennaio 2017

ORIOLO E TAVERNA Bandiere Arancioni in Calabria "Borghi Accoglienti"

ORIOLO E TAVERNA Bandiere Arancioni in Calabria  nei nuovi sette Borghi accoglienti 
A fine 2016 sono state consegnate ben sette nuove Bandiere arancioni ad altrettanti Comuni sparsi in giro per l'Italia. Un risultato che porta a 222 il numero di borghi accoglienti nelle venti regioni del Belpaese: un grande successo, per il programma del Touring Club Italiano, che vede sempre più partecipazione e coinvolgimento non solo dei Comuni, ma anche delle Regioni e di altri enti territoriali. 

Ricordiamo che la Bandiera arancione è attribuita dal Touring Club Italiano a tutti quei borghi dell'entroterra con meno di 15mila abitanti che superano una severa selezione rispondendo a parametri di accoglienza, servizi per il turista, ospitalità, rispetto dell'ambiente, tutela del territorio e così via; e che con il supporto del Touring tutti i Comuni che si candidano alla Bandiera arancione intraprendono un percorso di miglioramento per migliorare la loro offerta e la loro accoglienza. E ora vediamo in dettaglio le sette "new entry".
OPI (Provincia dell'Aquila Abruzzo), SERRA SAN QUIRICO (Provincia di Ancona Marche) ALMENNO San BARTOLOMEO (Provincia di Bergamo Lombardia) GAVI Provincia di Alessandria Piemonte) AGLIE' (Provincia di Torino Piemonte)  ORIOLO (Provincia di Cosenza Calabria) TAVERNA (Provincia di Catanzaro Calabria)

ORIOLO (provincia di Cosenza, Calabria)
Le due Bandiere arancioni calabre nascono dalla prima edizione di "Bandiere arancioni in Calabria", iniziativa di successo sviluppata in partnership con Regione Calabria che si è posta l’obiettivo di orientare e incentivare lo sviluppo sostenibile del territorio coniugando attività turistiche, attenzione all’ambiente e valorizzazione delle tipicità locali. Oriolo, ai piedi del massiccio del Pollino, è un borgo fortificato, arroccato su uno spedone di arenaria che domina la valle del fiume Ferro e costruito per difendersi dalle incursioni saracene: di quei tempi resta l’imponente castello del XV secolo, con mastio quadrato e torrette angolari cilindriche, che ospita un museo con aule interattive, didattiche e multimediali. Notevoli anche chiese e palazzi, dislocati in un centro storico omogeneo e raccolto; e da non perdere la gastronomia tipica. Maggiori info sulla nostra notizia dedicata.
 
  
TAVERNA (provincia di Catanzaro, Calabria)
Taverna è il borgo di Mattia Preti, uno dei più significativi interpreti della pittura italiana del Seicento. Le attrattive principali del paese sono legate a lui: suoi capolavori sono custoditi nella ricchissima chiesa di S. Domenico, nel Museo civico, nella chiesa barocca di S. Barbara. A completare il percorso di visita sono il Museo d’arte contemporanea all’aperto e le Vie delle Poesia, con opere di vari artisti e testi poetici di autori del Novecento sparsi per il paese. E poi, i dintorni: perché Taverna sorge ai piedi della Sila Piccola, un territorio bellissimo ricoperto di boschi e costellato di laghi dove sorge il centro visita “Antonio Garcea”, complesso con musei, aree e laboratori didattici, punto di partenza per escursioni e passeggiate. Maggiori info sulla nostra notizia dedicata.



martedì 17 gennaio 2017

L'essenza del bergamotto, ‘oro verde’ della Calabria, conquista l’Europa

L'essenza del bergamotto, ‘oro verde’ della Calabria, conquista l’Europa

Il bergamotto è chiamato "oro verde" per le sue proprietà che ne fanno un elemento base per l'industria farmaceutica e per quella dei profumi. Ma anche e soprattutto per il contributo all'economia di un comprensorio che si estende da Villa san Giovanni, estrema punta dello Stivale, alla Locride. E' in questa fascia di territorio della provincia di Reggio Calabria che è concentrata la produzione nazionale di questo particolarissimo frutto, che occupa 1.500 ettari di agrumeti, con una media annuale di 200.000 chili di prodotto. Circa 7.000 gli addetti ma la cifra -  La Legge sulla tutela del Bergamotto porta la firma dell'On. Fortunato ALOI allora componente la commissione Agricoltura alla Camera dei Deputati, oggi in pensione. la produzione potrebbe anche raddoppiare. Le possibilità d'impiego, come elemento base dell'industria profumiera e di quella farmaceutica e alimentare, come antidoto al colesterolo alto, sono enormi. "Il successo del Sauvage Dior è l'ennesima esaltazione del prodotto. Nei giorni scorsi, il profumo basato su una fragranza al bergamotto prodotto dalla Dior, il cui testimonial è l'attore Johnny Depp, e' stato eletto 'profumo dell'anno' da un giuria di 65.000 consumatori".  "E' l'ennesima esaltazione del nostro agrume -  in quanto negli anni passati anche Ermenegildo Zegna aveva lanciato una nuova fragranza al bergamotto, così pure due anni fa "Acqua di Parma" e recentemente il colosso Estee Lauder". Tre successi ai quali si aggiunge quest'ultimo riconoscimento della Dior. L'essenza utilizzata per 'Sauvage' proviene dalla vallata dell'Amendolea "dove la Dior - spiega ancora - ha girato anche un video". Dunque, un investimento anche sotto il profilo turistico.

“Tutto questo ci esalta e ci da' la forza di continuare nell'azione di valorizzazione del prodotto che ha raggiunto livelli di interesse mondiale. Sembra strano  ma il bergamotto era molto più conosciuto all'estero che in Italia. Negli ultimi anni, invece, sta tornando l'interesse anche nel nostro Paese, anche perché è stato inserito tra le voci di utilizzo non solo per gli oli essenziali, ma anche per il contenuto interno. Il frutto ha proprietà salutistiche dimostrate scientificamente che inibiscono la produzione di colesterolo nel sangue, bloccano la produzione di trigliceridi e addirittura abbassano il contenuto glicemico del sangue". Si tratta, secondo studi condotti dall'Università di Parma, di una "efficacissima" azione di prevenzione e lotta verso tutte patologie vascolari e diabetiche. "Gli studi -  hanno dimostrato che l'assunzione giornaliera di un frutto di bergamotto riesce ad abbassare la glicemia di oltre il 20%". “Tutto questo, secondo il Consorzio, può incidere significativamente anche nei parametri economici dell'area della provincia di Reggio Calabria, l'unico posto al mondo in cui il frutto trova le condizioni ideali. "L'altro aspetto della medaglia  è infatti rappresentato dalla ricaduta di carattere economico-sociale che può derivare dall'utilizzo di quella parte del frutto che un tempo rappresentava una notevole difficoltà di smaltimento e che invece oggi da problema diventa risorsa. Si aprono nuove opportunità di portata inimmaginabile". Se un tempo, infatti, una volta estratti gli oli essenziali dalla buccia, il resto veniva gettato via, oggi viene utilizzato l'intero frutto, grazie alle proprietà salutistiche che lo rendono appetibile anche per l'industria alimentare.

Il consorzio di produttori reggini, nel solo periodo 2015-2016, ha commercializzato 5.000 quintali di frutto fresco di bergamotto. “Se riuscissimo  a convincere gli italiani a consumare un solo frutto di bergamotto all'anno, dovremmo raddoppiare l'attuale produzione. Oggi vivono di questa coltura circa 6-7mila addetti. Non dico che raddoppieremmo questo numero, ma certamente si creerebbero altri 3.000 posti di lavoro". Il 90% della produzione è destinato all'Italia, ma aumentano negli ultimi anni le esportazioni nei Paesi europei. L'obiettivo è superare la quota del 10% della produzione commercializzata fuori dai confini nazionali. Si guarda soprattutto alla Russia e all'Est Europa. I contatti, spiega Pizzi, ci sono già stati e si attende solo il via libera, perché occorre superare il problema rappresentato dalle sanzioni: “Se cadono le sanzioni al commercio verso la Russia - dice il presidente del consorzio - abbiamo buone prospettive perché i contatti erano già stati aperti prima dell'inizio delle sanzioni. L'Est Europa, dove gli agrumi non esistono, può rappresentare un'opportunità interessante - dice - non solo per il bergamotto ma per l'agrumicoltura del meridione e della Calabria in particolare”.
Passa dai colori del verde al giallo, limpido con venature nel deposito solido il suo odore inebriante,fresco e molto gradevole è prodotto dal Citrus Bergamia Risso, nelle varietà Femminello, Castagnaro e Fantastico. I primi bergamottieri furono Nicola Parisi ed i Valentino. Mentre la fortuna per questa pianta calabrese la fece l’italiano Gian Paolo Feminis che, emigrato a Colonia nel 1680, formulò "l'aqua admirabilis" utilizzando insieme ad altre essenze l’olio estratto manualmente pressando la scorza del frutto e facendola assorbire da spugne naturali, collocate in appositi recipienti. L’olio essenziale del bergamundi divenne il futuro delle industrie profumiere e le acque di colonia non potevano essere distillate senza l’oro di Calabria. Nel 1704 i Farina eredi dei Feminis brevettarono l’acqua di Colonia e la diffusero in ogni dove. Da allora, il bergamotto resta uno dei grandi prodotti basilari essenziali per la bergamottorealizzazione del profumo, sempre al passo coi tempi ed adattabile a tutti i tipi di composizione, al riparo da evoluzioni sociali e mode. Anche nel corso degli ultimi anni ha saputo stimolare i grandi profumieri, entrando in grandi classici come il leggendario Chanel n 5. L’essenza è stata largamente impiegata anche in lozioni, creme, ciprie, e saponi, oltre che nella protezione cutanea, poichè facilita l’abbronzatura. Ed ecco che il nostro bergamotto entra anche in gastronomia l’uso alimentare dell’agrume risale almeno all'aprile del 1536, come risulta dal menù di “magro” offerto all'imperatore Carlo V, di passaggio per Roma, dal Cardinale Lorenzo Campeggi. Un menù che magro aveva poco visto le 200 portate dolci e salate. Tra le tante varianti vi sono 6 libre di confetti di bergamotto che il cuoco Bartolomeo Scappi, offrì ai commensali. In principio, bando alle ciance scoppiarono numerosissimi pregiudizi in cucina venne per un po’ bandito! Anche in Calabria e probabilmente questa è una notizia inedita venne stigmatizzato fino al 1804 così un medico di Reggio Francesco Calabrò Anzalone nelle sue memorie annota: “… contiene un agro di un sapore sul principio di un acido disgustoso, tanto che la gente campagnola bisognosa assai, ed indigente di esso se ne serve per satollare la sua fame in alcune circostanze.” Non erano ancora maturi i tempi per scoprire tutte le sue proprietà e lavorazioni!. Un pregiudizio che giunse a Savarin nella sua “Fisiologia del gusto”, del 1825, scrive “…fra le donne è in vigore una funesta teoria, la quale ogni anno fa delle vittime tra le giovani, ossia che gli acidi…. siano preservativi contro l’obesità”. Tali preconcetti riguardavano l’uso alimentare del limone e quindi, del bergamotto, molto amaro ed intensamente profumato. Disuso gastronomico al quale, di tanto in tanto, si faceva eccezione come evidenziano ricette di dolceria per conferire fragranza e freschezza. E’ chiaro che il bergamundi divenne poi ingrediente base in Calabria profumare ed allegerire ricette antiche un vero imperativo. Oggi questi olii essenziali finiscono nella Sardella nell “Ndujia” aromatizzata al bergamotto che si rivela più leggera e gradevole, alla neonata ed al tortino di alici gratinate, dove il bergamotto è capace di stemperare le note più amarognole. Si è passato dai pregiudizi ad un largo uso. E né siamo felici! I più prestigiosi ristoranti calabresi oggi li abbinano ai crostacei alla cacciagione locale, cinghiale in primis. Per valorizzare le sue proprietà di acidificante, da considerare il succo di bergamotto come complemento per le insalate, così come per aromatizzare salse e salmorigli. Chi ama la pasta, troverà un ottimo ingrediente nella buccia grattugiata di bergamotto, per insaporire le paste ripiene, ed altro ancora. Nascono persino olii extravergini “ all’assenzio” di bergamotto. Diverso è l’uso del bergamotto fresco, che richiede una certa pratica nel dosaggio. Una delle preparazioni più classiche e sperimentate è quella del sorbetto al bergamotto, che separa degnamente il salato dal dolce. Sull’uso del bergamotto in pasticceria c’è poco da aggiungere, se si ricordano i numerosi dolci elaborati dall’alta pasticceria reggina. L’agrume negli ultimi anni si è conquistato inoltre un posto tra gli ingredienti di gelateria, anche al di fuori dei confini nazionali. Ristoratori Calabresi fate tesoro di questi consigli e mi raccomando diffidate dalle imitazioni c’è in circolo il Bergamotto di Positano!

sabato 14 gennaio 2017

In Calabria la migliore cucina d'Italia confermato da NYT

Perché la cucina calabrese è la migliore per il NYT
E' in Calabria la cucina migliore d'Italia. A dirlo è il New York Times, che l'ha selezionata tra le mete 
La Calabria è una delle mete imperdibili del 2017, in particolare per la sua cucina. A dirlo è il New York Times, che l’ha inserita nella classifica annuale come unica destinazione italiana tra le 52 selezionate in tutto il mondo,  Secondo il quotidiano statunitense, “alcuni dei piatti migliori in Italia non si trovano a Roma o in Toscana, ma in Calabria”.
Il New York Times sottolinea come i sapori tipici della punta dello stivale italiano – al 37° posto della classifica – si stiano imponendo nel settore enogastronomico mondiale, soprattutto grazie ad attività come il “Ristorante Dattolo” di Strongoli, il “Ristorante Ruris” di Isola Capo Rizzuto e “Antonio Abbruzzino” a Catanzaro.
Nella provincia di Reggio Calabria emergono DE GUSTIBUS di Maurizio Sciarrone a Palmi e la Taverna KERKIRA a Bagnara.
(Maurizio Sciarrone )
La Calabria entra a pieno titolo tra le mete da visitare nell'anno appena cominciato, per le eccellenze agroalimentari tipiche della terra dei due mari, in primis il bergamotto e la ‘nduja, il piccantissimo salame spalmabile famoso in tutto il mondo.
Ad aver conquistato i critici del NYT è stata soprattutto l’attenzione all'agricoltura biologica e la valorizzazione dei vitigni autoctoni, che caratterizzano la cultura enogastronomica di questa regione.
Quella calabrese è una cucina povera, che ha origine nel mondo contadino e ama esaltare e preservare i profumi e i sapori della terra e del mare.
Scopriamo, dunque, tre delle ricette di questa antica tradizione culinaria, incoronata la migliore d’Italia:
Lagane e ciciari ara cusentina. Tagliatelle tipiche della provincia di Cosenza, sono impastate solo con acqua e farina. Una volta bollite in acqua salata, vengono condite con un soffritto di olio, aglio, peperoncino e ceci, lessati a parte.
(Lagane e ciciari ara cusentina)
Frittole e curcuci. Piatto tipico della città di Reggio Calabria, è realizzato con le costine e le parti meno nobili del maiale (come collo, guancia, rognoni, muso, lingua, orecchie, pancia), messe a bollire a fuoco lento per almeno 6 ore in capienti pentole di rame, foderate di cotenna. I piccoli pezzi di carne rimasti sul fondo della pentola, insieme alla sugna e alla cotenna solidificate, vengono recuperati e prendono il nome di “curcuci”, che possono essere conservati e utilizzati per insaporire altri piatti, come ad esempio la polenta con i broccoli.
(Frittole e Curcuci)
Mostaccioli calabresi
‘Nzuddha o Mostacciolo calabrese. Tipiche delle sagre e delle feste popolari, le ‘Nzuddhe sono dolci originari di Soriano Calabro. Si tratta di biscotti non lievitati, a base di farina, miele e mosto di vino, realizzati nelle forme più svariate, principalmente antropomorfe e zoomorfe.
(Nzodhu o Mustacciolo di Soriano)

mercoledì 11 gennaio 2017

Introduzione agli itinerari della Calabria Bizantina e Normanna

Alcuni Itinerari della Calabria Bizantina e Normanna.
Per oltre mezzo millennio, dal 554 al 1059, la storia della Calabria si è svolta in sintonia con quella di Bisanzio e anche il nome "Calabria" è assegnato nel VII secolo dai Bizantini al Bruttium in seguito alla perdita dei territori salentini. A partire dalla metà del VII secolosaranno bizantini il monachesimo, l'ordinamento civile ed ecclesiastico, , la liturgia,  la lingua (Greca), e le esperienze artistiche, architettoniche e letterarie che dureranno ben oltre l'età normanna.Ma è soprattutto nel periodo della cosiddetta "seconda ellenizzazione", tra il IX e XI secolo, che si assiste, così come in altre zone dell'Impero, alla rinascita di nuovi centri urbani ben strutturati, i Kastra ed al diffondersi in ambito rurale di piccole Chiese, oratori, grotte eremitiche, insediamenti monastici.
Sostanziale ed incisivo fu dunque la trasformazione dell'Habitat grazie anche al sorgere di numerose comunità rurali, i Choria, funzionali alla messa a coltura dei terreni.
Tutti questi fattori, unitamente al costante afflusso di nuove genti del Mediterraneo, (Armeni, Siriaci ecc), hanno contribuito, in maniera forte, a delineare la Calabria e i Calabresi del nostro tempo; anche se questa regione non è solo e non è tutta bizantina, e talvolta in campo storico - architettonico, sono stati riferiti a questo ambito culturale o agli imperversanti "Basiliani" elementi che orientali non lo sono neanche di tradizione. Tuttavia la notevole diffusione di monasteri ed altri luoghi di culto è ancora oggi documentata non solo dai tanti resti esistenti, spesso affrescati, ma anche della persistenza di toponimi legati ai santi orientali.
Anche se il rito greco sarà soppresso a Bova solo nel 1573 già alla metà del XV secolo il monastero del cosiddetto ordine di San Basilio risultano in forte decadenza. Tra i monaci rimasti, solo pochi oramai conoscono il greco e non mancano quanti sono dediti ad interessarsi più delle cose terrene che di rivolgere preghiere al cielo.
Nonostante tale epilogo, il patrimonio spirituale, sociale e di cultura che ci è stato trasmesso è da ritenersi immenso.
Infatti, la tradizione di Bisanzio che ha potuto proprio per la sua incisività resistere alle sostanziali modifiche apportate dai normanni alla società, alla religione, al paesaggio, all'urbanistica. all'architettura e non solo a quella del potere, si è trasformata lentamente in silenziosa eredità.
Ancora oggi, dunque, la Calabria può ritenersi, con tutte le sue contraddizioni, una terra d'Oriente.
I percorsi che CALABRIA GEOGRAPHIC intende proporre salabria Bizantina e Normanna, sono solo a parte quelli più noti. Si è scelto, infatti, di accompagnare i visitatori non solo nelle più tradizionali mete quali Rossano, Stilo, Santa Severina, Gerace, Scribla, San Marco Argentano, ecc. ma anche alla scoperta di quei luoghi e edifici più isolati e meno noti che conservano inalterati il fascino e l'espressività della tradizione bizantina a normanna.



venerdì 6 gennaio 2017

IL TRENINO A VAPORE DELLA SILA

Un affascinante percorso  turistico nel Parco Nazionale della Sila fino ad arrivare alla più alta stazione ferroviaria a scartamento ridotto (950 mm) d’Europa ad oltre 1400 metri d'altezza. Riparte il treno turistico della Sila, un viaggio da Moccone a San Nicola Silvana Mansio passando per Camigliatello Silano a bordo di uno storico treno a vapore degli inizi del secolo scorso. Oggi, a sessant’anni dal completamento della tratta Cosenza - San Giovanni in Fiore, il treno della Sila torna a fischiare, sbuffare e stridere attraversando meravigliosi paesaggi e suggestive valli. Il servizio di trasporto viene effettuato con carrozze d’epoca con 120 posti a sedere, che a breve diventeranno 170 con l’aggiunta di un’ulteriore carrozza.
Nella stazione di San Nicola avviene la manovra di ricomposizione del treno per il ritorno a Moccone e si possono apprezzare le caratteristiche operazioni di rifornimento d’acqua della locomotiva a vapore e la sua rotazione sull'antica piattaforma girevole. Sali a bordo del treno della Sila. Un'esperienza di viaggio unica ti aspetta.
Sulla Ferrovia Turistica più alta in Italia, la storica vaporiera #fcl353 traina il convoglio storico attraverso lo scenario mozzafiato del Parco Nazionale della Sila innevato. Corse previste per tutta la stagione invernale: prenota anche tu il tuo weekend unico in Sila, per informazioni e prenotazioni sulle corse del treno visita il sito www.trenodellasila.it  A Camigliatello Silano, Lorica e San Giovanni in Fiore comodissime strutture ricettive sono pronte ad accoglierti ! 

martedì 3 gennaio 2017

Tempo di bagni con le arance in Giappone

Solstizio d'inverno: tempo di bagni con Le Arance in Giappone

Come è tradizione per il solstizio d'inverno, alcuni in Giappone stanno facendo il bagno in vasche piene dell'agrume Arancia. Questa usanza è stata tramandata per secoli e alcuni ritengono che aiuti a scongiurare i freddi dell'inverno in arrivo. In questo periodo non è raro vedere stazioni termali in tutto il paese riempire le loro piscine con questi agrumi, dando ai luoghi un profumo unico.

lunedì 2 gennaio 2017

La Stagione Invernale Sciistica in Calabria

La Stagione Invernale Sciistica  in Calabria  x tutti i gusti
La Calabria è una grande terra di monti: la catena appenninica attraversa l’altopiano della Sila (Parco Nazionale), che custodisce anche i tre laghi più grandi – tutti artificiali, poi salta sui monti Reventino e Mancuso e sulle Serre per terminare, infine, sull’Aspromonte (Parco Nazionale), la grande montagna a forma di zampa d’oca che guarda l’Etna e le Eolie.
Di seguito le località sciistiche più importanti in cui trovare impianti e piste per praticare gli sport invernali.
Camigliatello: ha le più importanti attrezzature della Sila, è servita da efficienti impianti sportivi e gode della sua posizione centrale in Sila. A circa 1 km dal centro di Camigliatello è ubicato il Rifugio del Tasso dal quale partono gli impianti di risalita che portano a quota 1.785 mt.(M. Curcio). Le piste da sci principali sono due. Nella parte bassa, dove confluiscono le due piste, si trova un campetto pianeggiante dove i maestri della Scuola Sci impartiscono lezioni.