Le giornate del FAI d’Autunno
in Calabria 13 e 14 Ottobre
CARLOPOLI (CZ)
ABBAZIA DI SANTA
MARIA Di CORAZZO
L’abbazia di Santa Maria di Corazzo, i cui ruderi imponenti
affascinano i suoi visitatori, fu fondata dai monaci Benedettini nel corso
dell’XI secolo nei pressi del fiume Corace, per poi passare intorno all'anno
1000 ai monaci cistercensi. L'apice del suo splendore si raggiunge grazie alla
presenza del grande padre spirituale Gioacchino da Fiore, che a Corazzo fu
abate dal 1177 fino al 1187. La struttura dell’abbazia conserva ancora oggi un
chiaro impianto architettonico e funzionale. Le comunicazioni con l’esterno
avvenivano tramite una grande porta presso cui stazionava un monaco e tutti gli
edifici erano posizionati attorno al chiostro, rigorosamente quadrato secondo i
dettami cistercensi, con al centro il pozzo e il lavabo sul lato orientale. La
chiesa, a croce latina con abside rettangolare e transetto, era disposta sul
lato nord e occupava la parte più elevata del terreno. Nella sua parte
settentrionale è ancora visibile la porta dei morti che immetteva nel cimitero
monastico.
SOVERIA MANNELLI (CZ)
CHIESA di SAN
GIOVANNI BATTISTA
La Chiesa di San Giovanni Battista, intitolata al patrono
della città, venne edificati su i resti di un antico Oratorio. All'esterno
presenta delle linee e forme architettoniche molto semplice, frutto dei
numerosi rifacimenti effettuati nel corso dei primi del XIX secolo, mentre il
campanile fu realizzato nel primo Novecento. Varcato il portale d'ingresso con
decorazione in pietra, si accede all'interno caratterizzato da un impianto a
tre navate, con fregi e decorazioni in stucco e la volta interamente decorata
con storie tratte dal Nuovo Testamento. L'altare in marmi policromi intagliati,
proveniente dalla vicina Abbazia di Santa Maria di Corazzo è attribuito ad
allievi di Cosimo Fanzago, ed è stato riconosciuto monumento nazionale nel
1910. Nella navata centrale, è custodito il busto ligneo di San Giovanni
Battista di scuola napoletana.
CASA EDITRICE
RUBETTINO
La Rubbettino nasce nel 1972 grazie ad una intuizione di
Rosario Rubbettino, giovane segretario di Scuola Media che, animato dalla
passione per la carta stampata, decide di lasciare “il posto sicuro” per
lanciarsi in questa iniziativa imprenditoriale. La mancanza di collegamenti
rapidi col resto d’Italia e l’inefficienza degli uffici pubblici fanno sembrare
impossibile la sfida intrapresa. Il primo volume di 600 pagine, interamente
stampato a piombo, è un libro di filosofia. Nel 1976 l’azienda si dota di un
primo vero e proprio stabilimento industriale (destinato ad opere di
ampliamento ogni due anni) fornito di nuove tecnologie: le linotype fanno posto
ai primi sistemi di composizione elettronica, il piombo fa spazio alla stampa
offset. Ad oggi, l’azienda rappresenta una vera e propria eccellenza
manifatturiera e, allo stesso tempo, grazie al suo legame con il territorio, è
sicuramente un importante riferimento sociale e culturale della regione.
CAMILLO SIRIANNI
s.a.s.
La Camillo Sirianni S.a.s. è stata fondata da Angelo
Sirianni nel 1909 che, a soli vent'anni, iscrive la propria attività presso la
Camera di Commercio di Catanzaro, adattando un piccolo magazzino nel centro
storico di Soveria Mannelli a laboratorio artigianale di falegnameria. Oggi
rappresenta un efficiente modello industriale, temperato dalla cura artigianale
della sua tradizione nell'attenzione alla qualità del prodotto ed alla gestione
del servizio che offre. Attraverso un ciclo di produzione completo di
trasformazione del legno, lavorazione dell’acciaio, verniciatura ed
imballaggio, la Camillo Sirianni S.a.s. oggi progetta e realizza oltre 1.000
articoli ed esporta in oltre 35 Paesi nel Mondo. Nel 2009 l'Azienda ha compiuto
e festeggiato i 100 ANNI con la pubblicazione di un book che ripercorre la sua
storia.
LANIFICIO LEO
Dal 1873, la vita del Lanificio Leo si intreccia con quella
del territorio di appartenenza, le sue risorse naturali, culturali e umane. Una
geografia irregolare dove si respira la bellezza semplice della dimensione
rurale, e l’operosità dell’uomo è ciò da cui tutto ha origine. Il Lanificio Leo
è oggi uno dei casi più significativi di azienda-museo e un brand a vocazione
internazionale i cui valori identitari, trasmessi anche grazie a una
comunicazione visiva fresca e d’impatto, parlano un linguaggio contemporaneo.
Il recupero e la valorizzazione del patrimonio tecnologico e del saper fare
tradizionale sono al centro della creazione e del Museo d’impresa, uno
strumento di ricerca dinamico e attivo che trasmette valori, segni, tecniche.
La fabbrica allarga i suoi confini e diviene luogo del sapere in cui la
conoscenza diventa coscienza, e il luogo fisico si fa l’incubatore in cui le
idee prendono forma.
BIBLIOTECA “Michele
CALIGIURI”
La biblioteca viene istituita nel 2006 da Mario Caligiuri,
docente dell'Università della Calabria, Vice Sindaco di Soveria Mannelli. Il
primo nucleo della biblioteca nasce dalla passione per i libri nutrita dal
padre di Mario, Michele, al quale la biblioteca è intitolata. Il professore,
ereditando la stessa passione, per la cultura e lo studio incrementerà nel
corso degli anni la collezione, tanto da dotare la biblioteca di volumi che
spaziano dalla storia d'Italia, agli usi e costumi, all'arte e alla
letteratura.
COSENZA
ACQUEDOTTO DEL MERONE
e PARCO delle RIMEMBRAZE
L'Acquedotto del Merone,ubicato sulla panoramica collina
Muoio,risale al 1932.La posizione elevata ispirò il prospetto castellano per
esaltarne la fondamentale importanza nel contesto dei servizi
urbani.L’architettura riflette una miscela di stile neogotico e neorinascimentale
con finestre ogivali,tipica dell’epoca fascista.L’impianto è composto dal
grande serbatoio interrato e dalle camere di manovra.Fu completato con il
vicino Parco delle Rimembranze,dai viali soprastanti la struttura orizzontale
del serbatoio,con una ricca vegetazione arborea.Dalla relazione di progetto:
"si è ritenuto opportuno dare al prospetto del serbatoio una veste
architettonica perché un'opera di così grande importanza cittadina avesse la
sua parte appariscente che è favorita dalla posizione delle colline Muoio che
dominano tutta la città. Il prospetto si è intonato allo stile Lombardo che
meglio si presta, anche con masse modeste, a realizzare un insieme robusto e
austero come si addice ad opere del genere"
SPEZZANO DELLA SILA (CS)
I GIGANTI DELLA SILA
Unico nel suo genere, questo maestoso bosco secolare nel
centro della Calabria sopravvive intatto dal Seicento all’ombra dei suoi
imponenti “patriarchi”, che danno origine a un grandioso spettacolo della
natura. Sull’altipiano della Sila si conservano alberi alti fino a 45 metri,
dal tronco largo 2 e dall’età straordinaria di 350 anni, testimoni delle
antiche selve silane. Un bosco ultracentenario con oltre 60 esemplari di pini
larici e aceri montani piantati nel Seicento dai Baroni Mollo.
BIVONGI (RC)
MONASTERO DI SAN GIOVANNI THERESTIS
Siamo nella Vallata dello Stilaro, sul “Monte Athos della
Calabria” un pianoro tra i fiumi Stilaro e Assi, dove sorge il monastero
arabo-bizantino-normanno di San Giovanni Therestìs (Mietitore) dell' XI secolo.
Nel 1912, grazie a Paolo Orsi, impegnato nel restauro della vicina Cattolica di
Stilo, avviene la riscoperta e il grido d’allarme al mondo per “salvare un
gioiello di architettura”. I due restauri del 1990 e del 2000 lo hanno
riportato al suo antico splendore. Un luogo spirituale dove ha vissuto il
monaco Giovanni imitando la vita eremitica dei santi locali Nicola e Ambrogio.
Il monastero venne abbandonato dopo lo scisma del 1054 e ritornato vivo nel
1994 per la presenza dei monaci che custodiscono il Santo. Nel marzo 2001, ha
ricevuto la visita storica del patriarca di Costantinopoli, Bartolomeo I. Attualmente
vi risiede stabilmente una comunità monastica appartenente alla Diocesi Romena
Ortodossa d'Italia.
CHIESA MARIA
SANTISSIMA MAMMA NOSTRA
L'attuale chiesa, in passato conosciuta come Chiesa di San
Giovanni Battista Decollato, è costruita su una chiesetta preesistente. Fu
distrutta dal terremoto del 1783 e ricostruita nel 1796. Al suo interno si
trovano molte preziosità artistiche come la statua di Maria SS. Mamma Nostra,
opera di maestranze napoletane del 1700, un capolavoro tra i più importanti
della scultura lignea del '700 in Calabria. Nella statua è rappresentata la
figura della Vergine con alcuni angioletti che stanno sulla base, realizzati a
Napoli nel 1747. Di rilevante interesse è anche la base realizzata dal grande
maestro serrese, Giuseppe Barillari. All’interno della Chiesa è presente la
statua lignea dell’Immacolata, commissionata a Giuseppe Picano nel 1782, che si
contraddistingue per il bellissimo volto e per il drappeggio ondulato su tutto
il corpo. Di particolare pregio sono, inoltre, la luna, posizionata sotto i
suoi piedi, e gli angioletti, tipicamente rococò.
CENTRALE
IDROELETTRICA E SITO TERMALE “Bagni di Guida”
Immersi nel verde tra ontani, faggi, elci e abeti e solcati
dal fiume Stilaro, sorgono la Centrale Idroelettrica e il sito termale “Bagni
di Guida”. La Centrale è un gioiello della tecnologia dei primi del '900, sorta
per volontà di alcuni bivongesi e riportata anche dalla rivista tecnica
nazionale di elettricità. Risale, invero, al 12 luglio del 1914 la data in cui
venne schiacciato il pulsante dell’interruttore di una delle prime centrali
idroelettriche del meridione che illuminò le abitazioni e le pubbliche vie. Di
fianco alla Centrale, sorge lo stabilimento termale a cui si deve il primo
movimento turistico-termale di Bivongi iniziato nel 1850. Le recenti analisi
delle 'Acque Sante', effettuate dal prof. Antonino De Lorenzo dell’università
Tor Vergata di Roma, hanno confermato gli effetti terapeutici dell’acqua di
Guida. Per molti studiosi in tali 'acque' si nasconde uno dei segreti della
longevità dei bivongesi. I due siti vennero abbandonati dopo le alluvioni degli
anni ’50.
MULINO DO FORNU
L’area dove insistono ancora oggi i resti di un antico
opificio è chiamata “angra do fhurnu” (orto del forno) e/o “Argalia” (luogo
dove batteva il maglio). Il mulino “do Furnu”, costituisce, insieme alla
contigua Ferriera Fieramosca, una straordinaria testimonianza del passato
industriale della vallata dello Stilaro. Realizzato nel XIII secolo dai
circestensi, nel corso dei secoli, l’antico forno per l’argento fu trasformato
in ferriera per produrre granate per l’esercito reale e, fino al sec. XVII,
appartenne alla famiglia Fieramosca. Il mulino venne utilizzato fino al XVIII
secolo per la frantumazione della galena, cioè, solfuro di piombo ricco di
argento, che costituisce il principale minerale per l’estrazione del piombo,
sfruttato fin dagli albori della civiltà. Sui resti della ferriera venne poi
realizzata una conceria che rimase attiva fino agli anni ’50.
SANTA SEVERINA (KR)
FONTANA VECCHIA
La Fontana Vecchia venne fatta costruire nel 1890
dall’Arcivescovo De Risio, a testimonianza di ciò è ancora ben visibile in alto
sulla parte frontale della fontana lo stemma dello stesso arcivescovo e
un’epigrafe in latino a ricordo. L'arcivescovo fece arrivare l’acqua dal monte
“Petrirta” in paese nel 1890 e da alcuni documenti ricaviamo che spesa fu di
ben 24.000 lire. Fino a quel tempo i cittadini si servivano sia per bere che
per altri usi dell’acqua piovana, che raccoglievano in cisterne pubbliche o
private, in attesa della nascita dell’acquedotto Silano, che portò l’acqua in
paese nel 1914. Annesso alla fontana vi era anche un abbeveratoio per animali,
in particolare per cavalli, che venivano ferrati nella forgia di Mastro
Giovanni situata proprio accanto.Anche i contadini usavano fermarsi lì a
rifornirsi di acqua più volte al giorno. La fontana, dunque, fin dalla sua
costruzione ebbe una importante funzione sociale per tutta la popolazione e
ancora adesso è luogo di sosta
REGGIO CALABRIA
STAZIONE SPERIMENTALE PER LE INDUSTRIE DELLE ESSENZE
La stazione sperimentale per le industrie delle essenze e dei derivati
degli agrumi è stata istituita nel 1918, è stato un prestigioso ente pubblico
di rilevanza nazionale, fortemente legato alla industria agrumaria presente
nella provincia di Reggio Calabria ed in particolare alle attività connesse
alla coltivazione del bergamotto ed alla produzione dei suoi derivati quali
l’essenza di cui l’istituto era unico ente certificatore della denominazione di
origine protetta “Bergamotto di Reggio Calabria-olio essenziale”. Purtroppo
questo “gioiello” della città a seguito di un periodo di crisi dell’industria
agrumaria e del bergamotto è stato negli anni svuotato di competenze fino ad
essere di fatto dimenticato, oggi che le attività e le esportazioni legate alla
coltivazione del bergamotto sono finalmente di nuovo in crescita potrebbe
riprendere a pieno un suo ruolo. La stazione ospita al suo interno oltre i
laboratori anche una biblioteca con l’archivio ed un piccolo museo storico.
PIZZO CALABRO (VV)
ANTICO COLLEGAMENTO
TRA LA MARINA ED IL CASTELLO
Si tratta di una porzione del percorso che anticamente
collegava la marina al rione del borgo superiore, dove si trovano il Castello
di Murat e diversi palazzi nobiliari. Questo percorso alterna scalinate
panoramiche e gallerie scavate nella roccia. Purtroppo, non è più possibile
ripercorrere il tragitto interamente a causa dell’inagibilità dei alcuni
tratti; ma grazie alla concessione del proprietario di una delle gallerie,
avrete la possibilità di accedere alla prima porzione di questo camminamento.
ANTICA CAVA
Il primo tratto inizia dal santuario rupestre di
Piedigrotta, piccola chiesta che mostra la precedente pertinenza all’impianto
di cava in quanto ingloba un ambiente già dedicato a magazzino o cisterna dove
è presente una piccola sorgente di acqua dolce. Il secondo tratto di cava
inizia con la falesia che, attualmente, termina in mare e impedisce il
passaggio diretto alla zona successiva. Sul fronte residuo sono evidenti le
tracce delle assise e nel breve tratto in cui la falesia retrocede è possibile
notare le tracce di coltivazione a gradini, un blocco no distaccato e una
grotta. Il tratto finale della cava inizia con il cosiddetto scoglio “Catena”,
sulla sommità risulta ricavata una grossa bitta che ha svolto la funzione di
punto di ancoraggio della rete di sbarramento della tonnara di Pizzo, attiva
almeno dalla fine del quattrocento fino alla metà del secolo scorso. Le
prospezioni subacquee hanno confermato la presenza di blocchi entro la
profondità di circa 10 m.
TONNARA ANTICA
La loggia della tonnara Antica detta «tonnara Grande» o
«Antica» o «tonnara d' 'a Praja» è una delle quattro installate nel
comprensorio di Pizzo, fa parte della categoria delle” tonnare di corsa” che
intrappolavano i pesci durante la loro corsa verso la riproduzione. L’antica
tonnara apparteneva alle entrate feudali delle famiglie De Silva e Mendoza,
principi di Mileto e pare che la prima messa in mare risalga al 1475 (1). Ogni
tonnara possedeva sulla spiaggia ampi appezzamenti di terreno con capaci
strutture in muratura, dette «logge». in piena attività, le funzioni delle
«logge» erano molteplici e comprendevano anche la pesatura dei pesci catturati,
la sezionatura e la salagione, le trattative e le vendite. Nei periodi in cui
le tonnare non erano operanti, nelle «logge» venivano immagazzinati i barconi,
i rimorchiatori, le ancore, reti, cordami e altre attrezzature. (1)Le tonnare
in Calabria nel XVI e XVII secolo, Autarchia alimentare, di Ernesta Bruni
Zadra, dicembre 1979
TONNARA PICCOLA
La tonnara Piccola, detta «delli Gurni» o «Tonnarella», fu
calata in mare nel 1578. La decisione di impiantarla fu presa dalla principessa
Anna de Silva de Mendoza. Il suo sorgere, infatti, provocò una violenta
reazione da parte del duca di Monteleone, proprietario delle due tonnare di
Bivona e di S. Venere, il quale temeva che questo impianto concorrenziale,
avrebbe danneggiato l'attività delle sue imprese. la tonnara «d' 'a Gurna» che
pescava tonni di piccole dimensioni, ma in maggior numero rispetto alla tonnara
grande. Ebbe una prima «loggia» situata nella spiaggetta «Seggiola», dove
esistono ancora i ruderi e, successivamente, una seconda «loggia» più comoda,
posta nella spiaggia del Rione Marina. Nella «loggia» della «Seggiola», oltre
alla salagione, fu praticata anche la cottura per la produzione del tonno
all'olio.
CHIESETTA MADONNA DI
PIEDIGROTTA
Si affaccia nel Golfo di Sant'Eufemia e la sua storia si
perde nei tempi, intorno al 1600. Si tratta della chiesetta di Piedigrotta a
Pizzo, interamente scavata nel tufo e meta di pellegrinaggi da ogni parte del
mondo. All'interno della chiesetta, custodita come in uno scrigno in una grotta
che volge lo sguardo su quello specchio d'acqua che e' il Tirreno, ci si
imbatte in sorprendenti statue plasmate dalla maestria di un artista locale,
Angelo Barone, che impiego' quasi 40 anni per dare al tufo l'aspetto che oggi
e' visibile a tutti, creando dei veri e propri capolavori e ''raccontando'' in
circa cento statue il presepe, la moltiplicazione dei pani e dei pesci, la vita
del Cristo, le storie dei Santi. E sono le stesse statue che affascinano il
pellegrino visitatore, non solo per il fatto che sembrano quasi emergere dal
tufo, ma anche grazie ad un gioco di luci che filtrano dalle varie aperture
naturali dell'anfratto.