Cosa Vedere:
BADOLATO (CZ)
Sabato: 09:00 - 13:00 / 15:00 - 20:30
Il borgo di Badolato, situato su una collina, appare come un balcone naturale sullo Ionio. Fondato nel 1080 da Roberto il Guiscardo, fu in seguito baronia di numerose famiglie nobiliari quali i Ruffo, i Toraldo, i Borgia Proncipi di Squillace e i Ravaschiera. Il millenario borgo conserva ancora intatta la struttura urbanistica medievale costituita da suggestivi vicoli, stretti e tortuosi, che serpeggiano tra le case l'una a ridosso dell'altra. Con le sue antiche Chiese, le Confraternite religiose ultrasecolari, i palazzi storici, si presenta come un luogo dell'anima dove trovare riposo e calma: è stato scelto infatti da artisti e uomini di cultura come approdo e rifugio. È anche paese dell'accoglienza dal 1997 quando, in seguito all'approdo sulla sua costa di una nave carica di migranti curdi, ha dato il via ad un progetto pilota di ospitalità e solidarietà. Da qui la candidatura all'ONU per il World Habitat Award e la presenza nel film "Il volo" di Wim Wenders.
Iniziative Speciali:
Consegna della tela seicentesca di F.Caivano restaurata da G.Mantella. Nel Municipio Mostra-Rassegna-Dibattito:"MigrAzioni:Tra accoglienza e integrazione", a cura del CIR. Proiezione del film "Il volo" di Wim Wenders. Piazza Santa Maria: incontro con gli amici stranieri. Laboratorio artistico per bambini a cura di R.Giglio. Mostra fotografica su Badolato presso l'Antico Frantoio. Mostra fotografica sui Volti dell'emigrazione presso studio Muià. Apertura Casa-Mostra "Nino Ermocida"
Note Generiche:
Mostra-Rassegna-Dibattito e Proiezione film "Il volo" presso il Municipio ore 17,30. Laboratorio artistico per bambini Domenica mattina
Botteghe Artigiane
Sabato: 09:00 - 13:00 / 15:00 - 17:00 (ultimo ingresso 16:30)
Domenica: 09:00 - 13:00 (ultimo ingresso 12:30)
Attenzione: in caso di grande affluenza gli ingressi potrebbero essere sospesi prima dell'orario di chiusura indicato
Contributo suggerito a partire da: € 3,00
Riaperte, a scopo didattico e dopo un'accurata ricerca degli attrezzi originali usati dai lavoratori del passato, le antiche botteghe artigiane del fabbro (u forgiaru), del sarto (u custureri) e del falegname (u mastru d'ascia). Le botteghe si trovano al piano terra con affaccio diretto sulla via pubblica e sono costituite da un unico ambiente interno, che veniva adibito contemporaneamente a deposito e laboratorio. Sono esposti gli antichi strumenti di lavoro quali le incudini, i martelli, le pinze, le fornaci, le pialle, i banchi di lavoro, i telai e quant'altro fosse necessario allo svolgimento delle varie attività.
Castello Baroni Gallelli Benso
Orario: Sabato: 15:30 - 17:00 (ultimo ingresso 16:30)
Domenica: 10:00 - 11:00 / 00:00 - 00:00 (ultimo ingresso 10:30)
Castello Gallelli della tenuta di Pietranera è la dimora privata dei Baroni Gallelli di Badolato. È situato nell'antica baronia di Badolato, all'interno di un grande parco di circa 12 ettari. Il castello neogotico fu commissionato a due architetti toscani nel 1853 e troneggia in posizione preminente sulla strada che collega la Marina con il borgo. In un'epoca in cui nel meridione dilagava il brigantaggio, i nobili di ascendenza terriera che abitavano le campagne, per fronteggiare eventuali attacchi, commissionavano a sapienti architetti dimore fortificate ed inespugnabili, seguendo i principi di architettura militare derivati dal Medioevo. Il maniero presenta cinque torri merlate, è provvisto di 28 feritoie e merlature che consentono il tiro piombante ed è dotato anche di opportuni fori per gettare liquidi bollenti. Era una residenza davvero inespugnabile come dimostra l'inefficace assalto alla costruzione da parte di circa 12 briganti nel giugno del 1858.
Orario: Sabato: 19:00 - 22:00 (ultimo ingresso 21:30)
La struttura edilizia ricorrente a Badolato, che tuttora mantiene le caratteristiche originarie medievali, era costituita da unità abitative monocellulari che si elevavano per mezzo di una struttura portante di pietra, malta e mattoni. Al piano terra di queste case torri vi erano le cantine, in dialetto “catoja”, ovvero stanza bassa - dal greco kato'gyiou. In questi locali si conservavano le provviste alimentari e le botti di vino. Sulla porta di ogni catojo erano esposte o disegnate le corna di un bue e campeggiava la scritta “crepi l'invidia”. Oggi molte di queste cantine sono state trasformate in ristoranti o osterie dove si possono gustare i prodotti tipici calabresi, ma anche una sorta di cucina etnica derivata dalla commistione di diverse arti culinarie portate dai migranti e dai numerosi stranieri che popolano il borgo, magari bevendo un ottimo vino locale.
Chiesa dell'Immacolata
La splendida chiesa dedicata all'Immacolata sorge su un poggio situato a 250 metri di altitudine dal quale si gode un magnifico panorama.Ha un portale in granito attribuito agli scalpellini di Serra San Bruno.Due colonne su di un piedistallo, poste ai lati del vano d'ingresso, reggono un architrave con una nicchia nella quale si legge l'anno di fondazione della chiesa (1686) e l'anno del restauro (1859).L'interno ha un soffitto, con stucchi in gesso di scuola serrese; l'altare maggiore è in marmo bianco con decorazioni policrome e il quadro che lo sovrasta è ascrivibile a un pittore di scuola napoletana (1726). Il ciborio ligneo dell'altare della Crocifissione e il pulpito sono attribuibili ad artigiani calabresi del secolo XIX. La cupola e la lanterna che sovrastano la Chiesa rappresentano un mirabile esempio dell'arte seicentesca badolatese. Opera di una fabbrica di ceramica di Squillace è il pannello in maiolica della parete esterna (sec.XIX).
Chiesa Madonna della Sanità
Orario Sabato: 09:00 - 13:00 / 15:00 - 17:00 (ultimo ingresso 16:30)
Domenica: 09:00 - 13:00 (ultimo ingresso 12:30)
Attenzione: in caso di grande affluenza gli ingressi potrebbero essere sospesi prima dell'orario di chiusura indicato
Contributo suggerito a partire da: € 3,00
La Chiesa è quanto rimane di un monastero basiliano dell'XI sec. che si componeva di cinque camere e pochi locali. All'interno, dietro l'altare, si trovano i resti di un affresco bizantino databile al XV sec., raffigurante la Pietà, un Santo e l'Eterno. Il vecchio altare ligneo, su cui sono riportate immagini che richiamano la Vergine, è del 1746. Al centro della Chiesa vi è la statua della Madonna della Sanità con Bambino e infermo dello scultore Perathoner (1964). Il quadro collocato oggi sull'altare, realizzato nel 2007 con tecnica computerizzata, riproduce quello rubato qualche anno fa e richiama la leggenda del contadino Isidoro e del figlio malato: la Madonna gli apparve in sogno, dicendogli di andare nell'orto a prendere delle ciliegie (era inverno) e di farle mangiare al piccolo. Isidoro ebbe fede, andò nell'orto dove trovò il ciliegio carico di frutti, ne fece mangiare al bambino che guarì. In occasione delle GFP sarà inaugurato il cantiere di restauro dell'affresco bizantino.
Orario Sabato: 09:00 - 13:00 / 15:00 - 17:00 (ultimo ingresso 16:30)
Domenica: 09:00 - 13:00 (ultimo ingresso 12:30)
Attenzione: in caso di grande affluenza gli ingressi potrebbero essere sospesi prima dell'orario di chiusura indicato
Contributo suggerito a partire da: € 3,00
La Chiesa faceva parte di un convento domenicano la cui costruzione ebbe inizio nel 1538. A causa di uno smottamento del terreno sul quale sorgeva, nel 1607 è stato disposto il trasferimento in una zona vicina ma più sicura. La costruzione richiese parecchio tempo, soprattutto a causa dei terremoti del 1638 e del 1783. Il convento, fiorente e dotato di una fornitissima Biblioteca, fu soppresso nel 1809. La chiesa è chiusa al culto e non visitabile, a causa di lavori in corso. All'interno sono custoditi pregevoli tesori come l'altare maggiore del 1876, il pulpito e gli stucchi di stile barocco, opera dell'artista calabrese Frangipane, nell'abside, l'olio su tela raffigurante Santa Maria del Soccorso nell'atto di proteggere un Bambino da Satana e gli affreschi della volta attribuiti al pittore fiammingo Guglielmo Borremans (1730 circa). Di rilievo anche il quadro della Madonna del Rosario e la statua lignea del Cristo risorto.
Chiesa Santa Caterina
Orario Sabato: 09:00 - 13:00 / 15:00 - 17:00 (ultimo ingresso 16:30)
Domenica: 09:00 - 13:00 (ultimo ingresso 12:30)
Attenzione: in caso di grande affluenza gli ingressi potrebbero essere sospesi prima dell'orario di chiusura indicato
Contributo suggerito a partire da: € 3,00
La chiesa è certamente di origine basiliana. Il primo documento che la riguarda si data al 1310, mentre è del 1446 un'importante restauro ricordato dall'iscrizione sulla porta d'ingresso. Il soffitto in legno è composta da 558 cassettoni realizzati nel 1839 da artisti serresi. Sull'altare il dipinto a tempera su tavola raffigurante lo sposalizio mistico di S. Caterina d'Alessandria con Gesù Bambino risale al 1490 circa. La tavola, restaurata alcuni anni or sono, presenta sulla destra la figura di San Francesco di Paola, che probabilmente è stato aggiunto nel 1532. Alla base della tavola vi era una predella raffigurante gli Apostoli, rubata da ignoti circa 20 anni fa insieme a due dipinti. Sulla parete sinistra sono visibili tracce di colore di un affresco raffigurante la Santa alessandrina Vergine e Martire. Restaurato nel 2006 dal maestro Giuseppe Mantella, è databile 1450 circa.
Convento Madonna degli Angeli
Il convento dei Padri Francescani Minori è stato voluto dal popolo di Badolato che, nel 1602, ne ha fatto richiesta ai Superiori dell'ordine Francescano. Sino alla fine degli anni '70 è stato proprietà dei Francescani Minori, dalla metà degli anni '80 del francescano Padre Eligio Gelmini che vi ha ospitato una comunità di Mondo X, ragazzi con problemi difficili alle spalle che qui hanno la possibilità di rinascere. La vicenda inizialmente si è rivelata complessa, tra i timori di parte della popolazione, i problemi burocratici, la precarietà di una sistemazione di fatto fatiscente. Il tempo ha dato ragione ai ragazzi e a chi ha creduto in loro. Oggi i due bellissimi chiostri, i giardini e gli alloggi sono stati completamente recuperati. Conquista ed affascina la tenacia e la mitezza di queste persone, veri angeli di un Convento ricco di fascino e di tesori. A chi fa visita al Convento i ragazzi mostrano i frutti del loro impegno quotidiano, i campi coltivati, i lavori artigianali.
Chiesa Matrice SS. Salvatore
La chiesa risale al periodo normanno ed è citata per la prima volta in un documento del 1248. L'attuale struttura risale al 1612. Oltre ai pregiati marmi (acquasantiera, fonte battesimale, altari) e ad alcune tele (Vergine Addolorata e Maria con Bambino), nella Chiesa si conserva il busto ligneo di Sant'Andrea Avellino, protettore di Badolato, di scuola napoletana, databile alla prima metà del '600. Il busto è stato restaurato nel secolo scorso dal maestro scultore serrese Giuseppe Maria Pisani. Tra le altre opere lignee spicca inoltre quella di San Francesco di Paola, per un periodo compatrono di Badolato.
Palazzo Gallelli
Orario Sabato: 09:00 - 13:00 / 15:00 - 17:00 (ultimo ingresso 16:30)
Domenica: 09:00 - 13:00 (ultimo ingresso 12:30)
Attenzione: in caso di grande affluenza gli ingressi potrebbero essere sospesi prima dell'orario di chiusura indicato
Contributo suggerito a partire da: € 3,00
Palazzo Gallelli costruito nel 1598 su tre livelli, si presenta come una dimora massiccia e grandiosa, ma allo stesso tempo ingentilita da preziosi decori architettonici. Sul lato di Vico Gallelli si affacciano i due ingressi. Quello principale è costituito da un ricco portone, con decorazioni in granito finemente lavorato, che terminava con lo stemma di famiglia, rimosso dai baroni quando il palazzo, disabitato da due generazioni, venne ceduto al comune. Il portone secondario seppur di aspetto più dimesso, reca comunque una lieve decorazione ed un grazioso oblò ellissoidale seicentesco.
PIETRAPAOLA (CS)
Antico Frantoio Urso
Detto “U' Trappitu”, si tratta di un antico frantoio dei primi dell'800, proprietà dell'omonima famiglia Urso. Qui si conserva ancora memoria dell'artigianale processo di molitura, fatta con muli, cavalli e asini che facevano girare due macine di granito (molazze), con le quali venivano pressate le olive contenute in grandi vasche in muratura e di forma rotonda. Sul portale di ingresso è presente un antico stemma gentilizio, in pietra, che alcune fonti storiche attribuiscono alla famiglia.
Arco del Cimitero
L'Arco del Cimitero rappresenta un'ingegnosa opera architettonica realizzata in conci di tufo a forma di cuneo collocati sulla volta che, contrastandosi a vicenda, garantiscono la tenuta della costruzione. Detta anche Porta d'entrata dell'Ossario, ciò che resta dell'originaria Chiesa medievale di S. Maria delle Grazie, richiama l'antica costumanza secondo cui i defunti venivano seppelliti sotto la chiesa e, quando le fosse erano sature, le ossa venivano deposte nel Cimitero, ovvero nell'ossario.
Piazza Dema
È il piazzale, quartiere, rione, dove durante il Medioevo si trovava la sede dell'Amministrazione del Demanio, che nella contrazione della lingua parlata diventa semplicemente "Dema". Qui era convocato il parlamento popolare della città. Anticamente e fino agli anni '50 il piazzale, o quartiere, consisteva solo in spiazzo roccioso, coperto di sabbia. Nella piazza si trovava l'antica fontana del paese presso la quale, una volta, si approvvigionava la gente del paese che non aveva l'acqua in casa.
Timpa del Castello e grotte
Salendo lungo Via Dema, è visibile un massiccio bastione arenitico che sovrasta l'abitato e sulla cui sommità si ritiene sorgesse l'antico fortilizio baronale, del quale oggi restano solo alcune scarne vestigia. Scavate nella roccia vi sono numerose grotte cenobitiche ed eremitiche realizzate nell'alto Medioevo da pazienti monaci di origine greca, i cosiddetti Basiliani. Qui la popolazione trovava rifugio in caso di pericolo e attacchi dal mare come durante le scorribande turchesche avvenute tra il XVI e il XVII secolo. Sul suo apice sono ancora visibili i resti di un'antica cisterna per la raccolta dell'acqua e di ruderi di costruzioni più o meno vetuste.
Chiesa Santa Maria delle Grazie
Con le sue epigrafi ancora visibili sulle mura esterne, a memoria delle invasioni turchesche - che il paese subì più volte tra il XVI e il XVII secolo - la Chiesa Madre rappresenta il simbolo della memoria storica di Pietrapaola. La costruzione originale della Chiesa risale al 1454. Successivamente, a causa anche degli incendi corsari, la Chiesa è stata oggetto nel tempo di ricostruzioni e restauri, l'ultimo dei quali risale al '900. Oltre all'adiacente Arco del Cimitero, sono ancora visibili e di interesse storico il rosone centrale finemente decorato, pertinente all'antica chiesa medievale, e al suo interno, il fonte battesimale, un antico crocefisso ligneo ed un ostensorio che ancora viene esibito nella tradizionale processione del Corpus Domini.
Grotta del Principe
Magnifico esempio di architettura rupestre di epoca medievale, caratterizzato da un triplice ricovero con feritoie, che serviva al feudatario dell'epoca quale rifugio in caso di attacco nemico. All’interno si rinviene un arco a tutto sesto e, scolpite nell’arenaria, una serie di colonnine con bellissimi capitelli a motivi floreali, numerose incisioni e misteriose raffigurazioni...
SAN BASILE (CS)
Chiesa San Giovanni Battista
La Chiesa di San Giovanni Battista è stata costruita in seguito all'arrivo della comunità di albanesi, verso la metà del XVIII secolo - precisamente nel 1791 - come testimonia la data che si trova scolpita sul cornicione dell'edificio stesso. Secondo la tradizione orale, la chiesa fu edificata dalle maestranze locali e dagli abitanti del paese, che faticosamente trasportarono i materiali utilizzati. Lavori ben più ampi furono eseguiti sulla costruzione per interessamento della Curia Vescovile di Cassano da cui dipendeva San Basile; per questo motivo lo stile della chiesa non è bizantino, ma tardo-barocco.
Monastero Basiliano Santa Maria Odigitria sec. XII
Il Monastero Basiliano di Santa Maria Odigitria è la continuazione dell'antico monastero di San Basilio Craterete, fondato tra la fine del X secolo e l'inizio dell'XI secolo. Sorge in posizione panoramica alle pendici di monti boscosi, tra il maestoso massiccio del Pollino a nord e la sottostante piana di Sibari ad est. Si dice che uno dei monti che sovrasta il Monastero ed il paese di San Basile sia il cratere di un vulcano, da cui la denominazione “craterete” data anticamente al Monastero di San Basilio.
Museo delle icone e della tradizione bizantina
Il Museo delle Icone è stato progettato e allestito nel 2009 dal Professore Gaetano Passarelli, esperto d’iconografia e docente di storia bizantina. Nella pinacoteca si possono ammirare copie d’autore eseguite dall’iconografa Maria Galie, che ha riprodotto originali dei secoli XII-XVIII mediante l’antica tecnica di pigmenti e rosso d’uovo. L’esposizione, ospitando opere delle differenti scuole iconografiche, dimostra come l’icona a San Basile non è solo tradizione culturale racchiusa nelle chiese, ma anche espressione d’arte dell'intera comunità e del mondo orientale con il quale essa è indissolubilmente legata.
SAN GIOVANNI IN FIORE (CS)
Abbazia Florense
Edificata nel 1215 nel Tenimento di Fiore, donato all'Abate Gioacchino da Enrico VI di Svevia, rappresenta la struttura fondante del capoluogo silano. Il complesso, rimaneggiato nei secoli, presenta oggi un aspetto prossimo a quello originale. Dal raffinato portale archiacuto si accede all'unica grande navata, culminante con l'abside quadrangolare la cui parete di fondo presenta un tema a trafori in sette aperture, riferibile secondo alcuni alla teologia della Trinità di Gioacchino, e che illumina lo spoglio interno aniconico. Lo splendido altare barocco in legno dorato fu realizzato nel 1740 dall'ebanista roglianese G.B. Altomare. Nella Cappella bassa di destra, sovrastante la Cripta, un'urna custodisce le spoglie di Gioacchino. In una navatella laterale sono esposte litografie del meraviglioso Liber Figurarum, raccolta di teologia figurale simboleggiante il profetico pensiero di Gioacchino da Fiore. Eccezionalmente durante le GFP si potrà accedere alle cappelle superiori.
Museo Demologico
Il Museo Demologico, dell'economia, del lavoro e della storia sociale silana, istituito nel 1984, è ubicato nel complesso abbaziale florense. Considerato uno dei più importanti musei del settore del Centro e Sud Italia, è articolato in sette sezioni: Attrezzi di lavoro; Economie, tecniche e produzioni tradizionali; Atti e documenti della storia sociale; Cultura paesaggistica ed architettonica; Cultura Cerimoniale, magica e religiosa; Cultura orale e musicale; Cultura figurativa e iconografica, e tre archivi. Vi sono anche minuziosamente riprodotte cinque botteghe rappresentative dell'antico artigianato locale: tessitura, oreficeria, pietra ornamentale, ebanisteria, calzoleria. La II sala ospita preziose foto del Fondo “Saverio Marra”, realizzate fra il 1914 e il 1946 dal pioniere calabrese della fotografia, che ha magistralmente ritratto l'umanità dell'altipiano silano e dell'area crotonese. Il Museo fa parte della rete museale regionale.
Eretto fra il 1772 e il 1783 dalla nobile famiglia Barberio, rappresenta un esempio significativo dell'architettura del tempo nella fascia silana, anche in virtù di alcune tradizioni costruttive ormai scomparse, come l'uso di incannucciato in castagno nelle tramezzature e nei controsoffitti voltati. La struttura su tre piani segue il naturale andamento della collina a cui è addossato. Il portale di ingresso ad arco a tutto sesto è in pietra granitica silana, come anche i davanzali e le mensole dei balconi dell'elegante modanatura. La facciata principale reca oculi ovali. Dall'atrio interno, pavimentato con ciottoli di fiume in una sobria decorazione, una comoda scalinata, con gradini in basole di tufo, conduce ai piani nobili, attraverso rampe sostenute dai muri perimetrali e da volte a botte. Ai piani superiori osserviamo bellissimi pavimenti in cotto e ceramica e mobili di artigianato silano d'epoca. All'ultimo piano una piccola cella votiva. Splendida la vista sull'Abbazia Florense.
SPEZZANO DELLA SILA (CS)
I Giganti della Sila
Unico nel suo genere, questo maestoso bosco secolare nel centro della Calabria, sopravvive intatto dal Seicento all’ombra dei suoi imponenti “patriarchi”, che danno origine a un grandioso spettacolo della natura. Sull’altipiano della Sila si conservano alberi alti fino a 45 metri, dal tronco largo 2 e dall’età straordinaria di 350 anni, testimoni delle antiche selve silane. Un bosco ultracentenario con oltre 60 esemplari di pini larici e aceri montani piantati nel XVII secolo dai Baroni Mollo.
CACCURI (KR)
Chiesa Santa Maria del Soccorso e Cappella del Santo Rosario
Caccuri, suggestivo borgo calabrese tra il mare e la montagna, si presenta in tutta la sua tradizione: il centro storico è articolato da gradinate su pietra tufacea con stradine impervie e strette, interrotte da piccole piazzette, dove inconfondibili si ergono il Castello, diversi palazzi signorili e la quattrocentesca chiesa di Santa Maria delle Grazie. Nel centro storico si trova l'ex Convento dei Domenicani, risalente al XVI secolo, di cui oggi possiamo ammirare la Chiesa di Santa Maria del Soccorso o della Riforma (per la breve presenza dei frati francescani riformati) e la Cappella della Congregazione del Santo Rosario. Il complesso fu fondato nel 1515 dal frate domenicano Andrea da Gimigliano su richiesta dell'Universitas di Caccuri. Il Convento conosce il periodo del suo massimo splendore nel 1651 grazie alla famiglia Cavalcanti che commissionò opere di pregevole fattura lignea, statue e altari.
SAN GIORGIO MORGETO (RC)
Arco Palatino e Palazzo Milano e Fontana Bellissima
Al centro della piazza principale si trova quella che potremmo definire la più bella fontana pubblica della Calabria, fatta costruire del marchese Giovanni II Milano nel 1664. L’opera è realizzata in granito su un basamento di quattro gradini, e si sviluppa in tre piani costituiti da vasche sovrapposte degradanti al cui vertice si erge una statua marmorea di Venere. Il Palazzo Milano è il palazzo marchionale cui si accede attraverso un portale in pietra lavorata a bugnato. Dell’edificio originale si conserva solo la corte ad archi sovrapposti realizzati in pietra granitica, mentre del palazzo rimane purtroppo la sola volumetria, essendo stato più volte rimaneggiato nel corso degli ultimi due secoli. Nel lato sud est del palazzo, in una via secondaria, si può ancora ammirare l'elegante arco in granito di gusto manierista che immette alla chiesa palatina dedicata a san Giacomo e fatta costruire nell’ultimo decennio del ‘500 dal Marchese Giacomo Milano.
Chiesa Matrice dell'Assunta
La chiesa matrice dedicata all’Assunta, ha il titolo di “Insigne collegiata”, era cioè munita di un capitolo di canonici. Vi si accede attraverso una doppia rampa di scale; la facciata tripartita da un ordine di lesene a doppio profilo, è chiusa da un frontone spezzato di gusto neoclassico. Presenta un campanile a sezione rettangolare che originariamente era staccato. Della prima chiesa si hanno notizie fin dal 1324; in seguito venne più volte ricostruita a causa dei tanti terremoti che hanno colpito la regione. Nel XVIII secolo venne ingrandita e dotata dalla famiglia Celano di beni preziosi, quali paramenti sacri, suppellettili, statue lignee, sculture marmoree delle quali oggi rimangono frammenti conservati nella sacrestia ed il bellissimo coro ligneo del 1743 voluto dal nobilissimo Antonio Celano per il capitolo dei canonici.
Convento dei Domenicani
Il convento dei domenicani è tra i più grandi conventi della Calabria; le sue fabbriche sono veramente grandiose e degne di una grande città. È stato fortemente voluto da Battista Caracciolo, conte di Gerace e signore di San Giorgio. Venne completato nel 1473 presso la chiesa di Santa Maria Annunziata, edificata dal fratello Giovanni Caracciolo nel 1393. Nel 1473 il papa Sisto IV concesse la bolla Pontificia per l’apertura del convento dei domenicani. Purtroppo parte dell'edificio crollò nel terremoto del 1783. Dopo l’Unità d’Italia il convento venne incamerato dallo Stato e consegnato al Comune di San Giorgio Morgeto, che lo concesse ai frati domenicani che ritornarono dopo un breve periodo di assenza. Divenne così un centro di cultura e scuola per i novizi. Tra le sue mura vissero Tommaso Campanella, il santo vescovo Piromalli ed il vescovo di Gerace, Domenico Diez de Aux.
In cima alla città, come un cimiero, si erge imponente il castello di San Giorgio. Si hanno notizie storiche della sua esistenza fin dal 1269, ultimo periodo svevo del quale rispecchia la tipica architettura difensiva. Numerosi sono poi i documenti di età angioina che ne riportano notizie. Ancora visibile è il sistema difensivo, costituito da una cinta muraria con porte d’accesso e torri circolari, i cui grandiosi resti svettano sulla cima del colle. A varie quote, sono presenti ambienti di forme e funzioni diverse, mentre al culmine del complesso, sopra uno sperone di roccia granitica, insiste il corpo centrale del maschio, il donjon, che aveva funzioni difensive e residenziali. Sono riconoscibili due livelli, ognuno composto da tre ambienti, e probabilmente era presente un terzo piano. L’analisi delle strutture ha evidenziato diverse fasi costruttive successive alle quali appartiene una grande cisterna.
Palazzo Florimo Amendolea e Chiesa di S. Antonio
Palazzo Ammendolea-Florimo si articola su due corpi separati da un passaggio coperto da volta a botte. Il corpo orientale è caratterizzato da un avancorpo terrazzato che si sviluppa su quattro livelli; quello occidentale, su due soli piani, presenta un piccolo atrio a cui si accede attraverso un portale a bugne lisce, che certamente non costituiva l’ingresso principale, il quale era posto invece di fronte la chiesa di sant’Antonio. Questo ingresso oggi risulta murato, probabilmente a seguito del terremoto del 1783. Nel palazzo ebbe i natali il famoso musicista Francesco Florimo, amico del Bellini, Bibliotecario del Conservatorio San Pietro a Maiella di Napoli. Della chiesetta di Sant'Antonio non si conosce la data della prima fondazione, ma si sa che è stata ricostruita da Giovan Francesco Ammendolea nella seconda metà del XVIII secolo, al quale venne devoluto il patronato. Crollò con il terremoto del 1783 e venne immediatamente ricostruita.
Palazzo Oliva e Palazzo Fazari
Due palazzi storici con portali imponenti e corti suggestive. A Palazzo Oliva si accede attraverso un cancello che immette in un rigoglioso giardino di palme. Il palazzo si estende lungo la via principale dedicata a Giacomo Oliva, sindaco della città tra XIX e XX secolo. Sarà possibile visitare il salottino di ingresso, lo studio rosso e la camera da letto, dalle forme tipicamente ottocentesche. Nello studio saranno esposti alcuni documenti storici interessanti, come Bolle Pontificie, lettere di nomine, cimeli, etc. Palazzo Fazzari è un grandioso edificio settecentesco che si sviluppa in una pianta irregolare. Si entra attraverso un magnifico portale in granito dei primi decenni del XVIII secolo con conci bugnati e a punta di diamante. La corte interna è circoscritta dal palazzo e da un prospetto porticato che si sviluppa in un triplice ordine di logge a cui si accede attraverso due scale di gusto prettamente napoletano.
Chiesa dell'Annunziata
Una delle più imponenti, eleganti e grandi chiese conventuali della Calabria è dedicata a Santa Maria Annunziata. La prima fabbrica risale al 1393 ad opera di Giovanni Caracciolo; nel 1499 la chiesa venne restaurata, ma crollò a causa del terremoto del 1783. Venne ricostruita e ampliata così come si presenta oggi. L'interno è ad unica navata con cappelle laterali dedicate ai santi domenicani. Molto bello l’altare maggiore in marmo della prima metà del XIX secolo; pregevoli i preziosi paramenti sacri e interessanti le sculture. Tra le statue in legno risalenti al XVII-XVIII e XIX secolo, spicca il gruppo dell'Annunciazione, posto sopra l'Altare Maggiore, e la bellissima Madonna del Rosario.
SEMINARA (RC)
Seminara e i suoi tesori, la Chiesa di San Marco Evangelista
Seminara possiede un grande patrimonio culturale ad iniziare dalla Chiesa di San Marco Evangelista, ricostruita dopo il devastante terremoto del 1783 e recentemente restaurata. Essa appare oggi come uno splendido museo dell’arte calabrese del XVI secolo, con la preziosa statua in marmo della Madonna degli Angeli realizzata da Antonello Gagini agli inizi del Cinquecento collocata su un ricco scannello arricchito da rappresentazioni della vita della Vergine, ed il grande bassorilievo raffigurante la Natività attribuita a Giovanbattista Mazzolo. Ospita inoltre altre bellissime opere scultoree in marmo e legno e tanto altro ancora. Sarà questa visita ad introdurre alla scoperta del paese di Seminara, della sua storia, dei suoi beni culturali, delle sue tradizioni con gli affascinanti laboratori artigianali dove si producono le meravigliose e tipiche ceramiche.
FILADELFIA (VV)
Castelmonardo città scomparsa
A sud-est di Filadelfia, si erge la collina di Castelmonardo, su cui un tempo sorgeva la città omonima, distrutta alla fine del XVIII secolo da una serie di devastanti terremoti. Il vecchio centro in rovina, si trova sulle ultime propaggini delle Serre, distribuito su tre colli vicini, in forma allungata tra due valli. Il legame tra gli attuali abitanti di Filadelfia e i ruderi del paese di origine è mantenuto vivo grazie alle attività dell’istituzione comunale, dei gruppi culturali, a un pellegrinaggio in agosto, a una mostra nell’auditorium. Ma è soprattutto la campagna di scavi archeologici che sta riportando lentamente alla luce le strutture più importanti dell’antico paese, contribuendo a ricreare un legame, a superare il rifiuto del passato, a costruire un’identità profonda e completa dell'intera comunità.
Filadelfia la città dell'utopia e le quattro Chiese
La convergenza tra le idee illuministiche della nobiltà baronale, la democrazia partecipativa dei cittadini ed il contributo del clero locale, è alla base del progetto Filadelfia, una città ispirata ai princìpi liberali che richiama nel nome e nel disegno la Philadelphia nello stato americano della Pennsylvania. Il Vescovo Serrao volle chiamarla così “affinché gli abitanti si ricordassero sempre della loro origine greca e rammentassero e imitassero le virtù dei loro antenati e soprattutto si amassero come fratelli ed amici, non solo tra di loro, ma nutrissero lo stesso sentimento per tutti gli uomini”.La Filadelfia calabrese venne ricostruita copiando lo stesso schema di quella statunitense, disegnata da William Penn un secolo prima. Una concezione urbanistica con due grandi arterie che, incrociandosi, creavano quattro quadranti con 4 chiese ed una grande piazza al centro. La disposizione della popolazione all'interno di essi variava a seconda del ceto sociale.
Palazzo Serrao e Palazzo Costa
I Palazzi di proprietà della Famiglia Serrao - a cui apparteneva anche il fondatore della città, il Vescovo Giovanni Andrea Serrao - custodiscono una Pinacoteca e l'Archivio Privato della Famiglia (già vincolato) nel quale si trovano i documenti originali sulla storia di Castelmonardo - Filadelfia.
La Società sorge nel 1874 come Società di Mutuo Soccorso degli Operai di Filadelfia. Nel 1888 assume la denominazione di Società Operaia di Mutuo Soccorso “Onestà e Lavoro”. Nel 1930 viene sciolta e trasformata in “Opera Nazionale Dopo Lavoro” e solo nel 1943 riprende la denominazione originaria. L'archivio è costituito da circa 40 unità con estremi cronologici 1874-2005. Il carteggio ed il materiale fotografico rappresentano una fonte insostituibile sia per ricostruire le radici, le peculiarità della città di Filadelfia e la vita dei tanti personaggi del sodalizio, sia per ripercorrere le profonde trasformazioni sociali e politiche intervenute nel vibonese dal XX secolo in poi.
VIBO VALENTIA
I 50 anni del Museo "V Capialbi" e la laminetta orfica
Nel 1969 grazie all’impegno della Soprintendenza alle Antichità della Calabria, il Lions Club con il suo Presidente Vincenzo Nusdeo ed il Comune di Vibo Valentia veniva inaugurato il Museo Archeologico Statale intitolato al grande studioso e collezionista vibonese “V.Capialbi”. Inizialmente il Museo fu ospitato nel prestigioso Pal.Gagliardi per poi essere trasferito nel Castello Normanno,- sede attuale. Ricorrono quindi quest’anno i 50 anni dall’istituzione di questo importante Museo Archeologico che ospita interessantissimi reperti ,soprattutto del periodo greco e romano, ritrovati a Vibo e nel territorio della provincia. Fra i reperti particolare attenzione merita la “Laminetta Aurea” . Si tratta di una laminetta in oro con iscrizione dorico-ionico che attesta il culto orfico e fornisce alla defunta tutte le istruzioni necessarie per il passaggio nel mondo dei morti. Fu trovata piegata in 4 in una tomba databile tra il V ed IV sec. A.C. adagiata sul petto di una donna.