PASQUALE GALLUPPI
Figlio del barone Vincenzo e della nobildonna Lucrezia Galluppi, entrambi della stessa famiglia Galluppi, una delle antiche famiglie patrizie della città calabrese di Tropea.
Dopo lo studio della lingua latina, secondo il metodo di quel tempo in Tropea, nell'età di tredici anni apprese gli elementi della filosofia e della matematica alla scuola di don Giuseppe Antonio Ruffa. Trasferitosi in seguito con la famiglia in Sicilia, a Santa Lucia del Mela, compì il corso elementare di filosofia e di matematica presso il Seminario vescovile della cittadina peloritana. Intraprese dunque lo studio della teologia a Napoli, seguendo le lezioni di Francesco Conforti.
Nel 1794 sposò Barbara d'Aquino, da cui ebbe quattordici figli, otto maschi e sei femmine.
Trascorreva le giornate di libertà nella residenza privata di famiglia, cioè il castello, ormai rudere abbandonato, sito sulla Strada Provinciale in Carìa, frazione del comune di Drapia (VV).
Nel 1807 pubblicò a Napoli Sull'analisi e la sintesi; durante i moti del 1820 aderì alla causa liberale sostenendo la riforma costituzionale dello Stato e protestando quindi contro l'intervento repressivo degli Austriaci. Nel 1830 si riavvicinò alla monarchia borbonica.
Dal 1831 fu titolare della cattedra di logica e di metafisica nell'Università di Napoli. Fu membro dell'Accademia Sebezia e dell'Accademia Pontaniana di Napoli, dell'Accademia degli Affatigati di Tropea, di quella del Crotalo di Catanzaro e della Florimentana di Monteleone.
Il suo merito maggiore consiste nell'avere introdotto in Italia lo studio e la conoscenza della filosofia europea, soprattutto quella kantiana: le Lettere filosofiche furono definite il primo saggio in Italia di una storia della filosofia moderna.
A Pasquale Galluppi sono dedicati il Convitto nazionale, il Liceo Classico di Catanzaro e il Liceo Classico di Tropea.
Acquisito dal Comune il Castello Galluppi di Caria
Il Comune di Drapia finalmente entra in possesso del Castello Galluppi, situato nella frazione Caria, dopo circa 30 anni di procedure complesse e vicende giudiziarie.
L’avanzamento di esproprio sblocca così la situazione di stallo che si era creata negli anni, anche se non dovrebbe trattarsi dell’ultima tappa. Il proprietario infatti presenterà ricorso anche questa volta. Questa tappa raggiunta è, tuttavia, un passo molto importante perché non si era finora mai riusciti ad arrivare a così tanto.
L’attuale amministrazione ha portato avanti il buon lavoro fatto dalle precedenti. Specialmente l’ultima amministrazione, aveva iniziato la strada attraverso un lungo e duro lavoro rallentato molte volte da iter burocratici macchinosi e tecnici.
L’edificio, affiancato da uno splendido giardino attualmente si trova in pessimo stato a causa del lungo periodo di abbandono e di degrado. Oltre che un valore artistico possiede un considerevole significato culturale per l’intero comprensorio di Drapia e della vicina Tropea. Fu,dimora estiva del celebre filosofo tropeano Pasquale Galluppi (Tropea 1770 - Napoli 1846) che amava passare le sue estati ed il suo tempo libero a Caria. Un altro personaggio di assoluta rilevanza che dimorò nel Castello fu Papa Roncalli, il quale, prima del suo pontificato, fu ospite più volte in questo edificio.
Tra le varie idee che si sono susseguite circa la destinazione dell’area, ha preso sempre più piede quella di destinarla ad un uso collettivo tramite la creazione di una biblioteca, un museo e una sala-conferenze.
IL CASTELLO DI CARIA
Costruito agli inizi del 1900 su una preesistente struttura settecenteca, nel 1920 le sono state aggiunte le merlature che la fanno somigliare ad un castello. Molto particolari le bifore ogivali goticheggianti e lo splendido balcone balaustrato, decorato con murature simili a tende. Interessane il giardino, dove sono presenti splendidi alberi secolari. Appartenuto alla famiglia Galluppi fu poi venduto alla Famiglia Toraldo di Tropea che ancora oggi ne è la proprietaria. Proprio la famiglia Toraldo il quattro novembre 1923 ospitò nel castello Mons. Angelo Giuseppe Roncalli futuro PAPA GIOVANNI XXIII che pranzò nel giardino con il Marchese e con l’Arciprete di Carìa Don Antonio Pugliese e l’economo Don Francesco Pugliese. Una lapide sulla facciata del Castello ricorda questa storica visita.
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